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Ultimo aggiornamento al febbraio 2014
La costruzione è conclusa e non ha niente più dell'originale, o quasi,  con buona pace di quello che ha sostenuto l'arch. Stefano  Bartolini '
anche tramite demolizione e successiva fedele ricostruzione.', proprio per niente fedele.  Che cada nel giusto dimenticatoio.
Nel frattempo si è concluso l'iter politico-burocratico per la fusioni dei cinque comuni lungo il torrente Samoggia: Bazzano, Crespellano, Monteveglio, Castello di Serravalle, Savigno in un unico comune: Valsamoggia. E così l'amministrazione comunale è dissolta e sarà  sostituita da quella che verrà eletta nelle prossime elezioni del 2014.
Sarà la nuova più attenta al patrimonio culturale del suo territorio, pieno di fabbricati storici come quello distrutto, ricchezza turistica inestimabile?
Auguriamocelo, ma non ho molta fiducia sulla cultura media degli italiani,  tra l'altro viventi in un paese troppo pieno di arte, tanto da non vederne più l'importanza e usi a considerarla ormai alla stregua di qualche sasso di nessun valore.

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Questo è l'aggiornamento della situazione al maggio 2012
La costruzione originale è stata completamente distrutta e demolita, ridotta in briciole e al suo posto si sta costruendo una copia che chiaramente non ha e non può avere nessun valore storico e culturale. Come purtroppo è già successo,  d'altra parte,  in tanti altri comuni per altri edifici del genere. Un patrimonio culturale importante per la storia di questo paese e di questa regione sta andando lentamente  in fumo a seguito della insensibilità delle istituzioni a queste tematiche.
In questa pagina potete vedere esempi positivi di recupero di alcuni edifici, a dimostrare  che è possibile e conveniente farlo. Ho anche visto in alcune località ruderi messi ben peggio di come era questo edificio con tanto di cartelli turistici, cartelli indicatori e di spiegazioni storiografiche.
Amen.

La cosa più strana è che, se da un lato non c'è stata nessuna reazione da parte della amministrazione comunale a cui era diretta la mia critica  e che avrebbe dovuto sentirsi pungolata da questa,  il proprietario dell'immobile si è sentito chiamato in causa benchè non sia mai stata mia intenzione o interesse a farlo, e nonostante alcune e-mail e discussioni non se ne è ancora convinto.
Vediamo se riesco a convincerlo ora da qua.

Egregio proprietario, se Lei avesse un Rolex guasto e per ripararlo usasse una meccanica di una copia comprata su una bancarella, il risultato sarebbe solo suo e non interessebbe a nessuno. Contento lei di ritrovarsi un oggetto senza più valore...(è effettivamente successo in un caso, che la Rolex non ha riconosciuto come suo un orologio riparato con un ricambio non originale e ha diffidato il possessore a dichiarlo come originale).
Ma per quello che riguarda alcuni beni la comunità, tramite una sua istituzione come ad esempio lo stato o il comune, pone dei limiti alla libertà di intervento del proprietario per tutelare valori associati a questi beni che ritiene siano comuni e degni di tutela. Questa è la ragione di tante pratiche burocratiche necessarie, come avrà constatato di persona, per fare un intervento su un immobile.

In particolare, oltre a problematiche legate a questioni di sicurezza, tra le cose protette ci sono il valore storico-artistico e paesaggistico, perchè l'incremento o la riduzione di questo valore  arricchisce o impoverisce la comunità intera.

Questa funzione in particolare è demandata all'amministrazione comunale locale, in quanto questa conosce meglio il territorio ed è  in grado di valutare in modo più preciso il valore storico-artistico di un fabbricato.
Le decisioni debbono essere quindi indipendenti dal possessore e valutate in base a criteri critici legati alla storiografia e alla storia dell'arte.
Per questo chi si occupa di queste funzioni normalmente è un architetto, perchè nel suo curriculum di studi c'è per forza un corso di storia dell'arte che dovrebbe anche aver chiarito le tematiche di conservazione dei monumenti. Inoltre c'è anche il corso di restauro (una volta discriminante legale tra ingeniere e architetto. Solo un architetto era autorizzato per legge a fare un restauro di un edificio, non so se sia ancora così) che deve dare gli strumenti di valutazione della complessità e di fattibilità di un restauro, cosa che un normale geometra a capo di uno studio tecnico non è in grado di fare. Per questa ragione il suo consiglio è sempre quello di distruggere e poi ricostruire, così si assicura un lavoro nella massima facilità senza dover assumere un architetto per il progetto di recupero.
Proprio per questa ragione, per evitare una distruzione inutile di un valore storico-artistico, per ignoranza o basso interesse, il comune può iscrivere un edificio tra i beni protetti quando è  un " edificio che è sicuramente una testimonianza storica" come riconosce l'arch. Bartolini nella sua e-mail qui riportata.
Ma gli atti di un comune non sono sempre coerenti o giusti (il comune è costituito da normali persone in maggioranza medie come la comunità che rappresenta), per ignoranza omissione stupidità errata valutazione  ecc, possono essercene alcuni profondamente errati.
Poichè siamo in una democrazia, esiste un diritto-dovere da parte di un cittadino di criticare questi atti perchè il comune li cambi o tenga conto delle motivazioni nelle delibere successive.
Questo è un  diritto inalienabile, per me ma anche per Lei nel caso ritenesse opportuno utilizzarlo, tutelato 
dall'art.21 della Costituzione italiana (http://www.governo.it/Governo/Costituzione/1_titolo1.html) e favorito dalla legge sulla trasparenza (legge 241/1990, creata apposta proprio per dare ai cittadini comuni la possibilità di avere notizie della attività delle istituzioni e svolgere una critica e un controllo costruttivo).
Mi è già capitato in passato altre volte di andare a criticare altri sindaci di altri comuni,  in base a questa legge, e sono stato sempre ricevuto con gentilezza e attenzione, perchè  ripeto la  critica è un diritto-dovere. Credo che gli italiani devono smettere di mugugnare soltanto senza impegnarsi mai direttamente nella amministrazione di quello che è il bene comune.
Da un lato mi dispiace molto avere usato termini un po' forti nel richiamo a questo articolo per una amministrazione di cui ammiro invece moltissimo la capacità promozionale verso il turismo locale di cui non conosco altri esempi simili, ma a mio modo di pensare e vedere  trovo però grave ed incomprensibile in questo caso la sua disattenzione verso una cultura, certamente secondaria, sì ma importante e da proteggere ugualmente, quando c'era la possibilità di ottenere un buon restauro conservativo, veda quelli mostrati nella pagina citata sopra, con un costo finale forse anche minore  di una completa ricostruzione ma soprattutto con l'edificio che alla fine avrebbe mantenuto il suo valore non solo storico ma anche venale.

Dal momento però che il comune non ha obbiettato nulla, Lei era autorizzto a procedere con i suoi lavori, Per questo non c'è stata nessuna critica, nè c'era ragione che ci fosse, da parte mia nei suoi confronti. Né alcun ostacolo a quello che voleva fare e che ha fatto di suo diritto.

Ovviamente invece mi sono rivolto a chi aveva le responsabilità di cui sopra,  su questioni quindi che non sono di Sua competenza ma su cui ovviamente anche Lei ha il diritto-dovere di esprimersi in modo favorevole o contrario, e solo a questo diritto-dovere può estendersi una qualsiasi sua pretesa.
Avrei voluto non sentire la necessità di scrivere un articolo come questo, ma poichè sono tanti i casi simili a questo ormai in tutta Italia e nella nostra regione ritengo sia necessario richiamere queste tematiche con tutta forza possibile. Ripeto ancora una volta: la perdita di questo patrimonio, nel tempo, rappresenta una perdita non solo culturale ma anche economica di tutti.

Naturalmente, lei può essere in disaccordo con quanto qui esposto. Me lo scriva e le prometto che lo pubblicherò qui.

Quello che segue è il testo originale di questa pagina, modificato togliendo solo qualsiasi riferimento ad un proprietario in modo che sia chiaro che è del tutto indifferente  sapere o non sapere chi questo sia, perchè questa critica concerne solo la competenza di  una amministrazione comunale, non di un privato nei suoi diritti, la quale come tale dovrebbe essere al servizio dei cittadini e per la tutela del loro patrimonio, e quello culturale è certamente da tutelare.


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Prima di pubblicare la parte che segue ho inviato al sindaco di Savigno l'e-mail che qui riporto.
In fondo alla pagina la risposta e il mio commento

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From: Mauro Z. Minnella
To: _segreteria@comune.savigno.bo.it
Sent: Friday, September 18, 2009 11:32 AM
Subject: Patrimonio culturale

Al Sindaco e alla commissione edilizia di Savigno

Quella che segue è una pagina che intendo pubblicare nei prossimi giorni sul mio sito www.maurominnella.com
amenochè non abbiate ragioni sufficienti (e devono essere molto forti) per mostrarmi in torto.
Saluti
Mauro Minnella


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Casa a Savigno

Oltre alla Architettura  con la A maiuscola, ne esiste una minore ma certamente non meno importante, quella rustica e spontanea delle abitazioni civili  costruite spesso da sè o da semplici  muratori che ancora più della grande è testimonianza storica del modo di vita e della cultura delle generazioni che ci hanno preceduto.
Ogni paese e territorio anche relativamente ristretto ha delle peculiarità locali proprie differenti dalle altre. Se sono evidentissime in certi casi particolari, come ad esempio i trulli di Alberobello o i  Sassi di Matera,  negli altri casi, pur meno appariscenti, altrettanto differenti. Una casa colonica toscana è completamente differente da una emiliana o romagnola, differenti tra loro anche queste pur nella loro relativa vicinanza chilometrica.
Le successive modifiche apportate nel corso dei secoli, rendono testimonianza dei cambiamenti avvenuti anche a livello culturale degli abitanti di un edificio, e non solo all'inteno delle loro famiglie, ma nella società stessa che li comprendeva.

Inoltre molte case spontanee sono anche belle ed eleganti come le sorelle maggiori, in cui i volumi dei blocchi della costruzione nella loro differenza, anche temporale, si armonizzano bene tra  tra loro, derivati da un senso estetico spontaneo e  naturale e da un comune filo culturale continuativo nel tempo.
Sono comunque e soprattutto un documento storico che va salvaguardato

Guardate questa casa  nella immagine superiore.  Il blocco frontale alto, si presenta forte ed imponente anche in contapposizione ai due blocchi più bassi. Il ridursi progressivo dell'altezza si traduce in un senso di movimento in avanti, quasi ad indicare una risoluta attivà lavorativa, in effetti è stato un mulino. Inoltre  alla massa verticale si bilancia quella orizzontale dando un senso di stabilità, altrimenti inesistente; anzi il largo spiovente del tetto anteriore sembrerebbe quasi trascinarla  a terra.
La collina degradante alle spalle delimita lo sguardo in uno spazio misurabile e  protetto, dando una sensazione di intima tranquillità e sicurezza .

Ebbene,  questa casa è in demolizione.
Un documento importante per questa zona sta sparendo.

La stessa ora


Che un proprietario possa non avere la cultura necessaria a capire queste cose può essere anche comprensibile, nè gli viene richiesto,  
 ma che ha approvato questo obbrobrio c'e anche una amministrazione comunale, in  particolare la commissione edilizia che la cultura dovrebbe invece averla proprio per la sua funzione, che è esattamente quella di proteggere l'arte l'ambiente e la cultura del proprio paese.

Essa rappresenta, concettualmente e di fatto, anche il livello culturale delle persone che abitano sul territorio, ed in questo caso sicuramente ne viene sminuito e di molto

Resta da vedere, e lo vedremo e sarà riportato su questo documento, cosa seguirà a questa demolizione: forse una falsa (e farsa) ricostruzione di quello che è stato distrutto od una di quelle villette assolutamente tutte uguali, disegnate da un qualunque geometra, tipiche di chi ha guadagnato improvvisamente un po' di denaro, ma non di cultura?  (chi il denaro ce l'ha da lungo tempo, nella maggior parte dei casi ha anche abbastatnza cultura per capire quanto sopra).

Mi sembra che Savigno abbia perso molto ora.

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La risposta da parte del comune:

Le scrivo in merito alla Sua segnalazione pervenuta a mezzo posta elettronica per comunicarLe quanto segue.

L'edificio in questione non è in demolizione e non sta sparendo poiché in data 10/12/2008 con prot. 8674 è stata presentata Denuncia di Inizio Attività per la messa in sicurezza dello stabile comprensiva della demolizione di alcune porzioni semicrollate al fine di eliminare ogni pericolo per la privata e pubblica incolumità in previsione, come dichiarato nella Relazione tecnico-illustrativa allegata, di una completa ristrutturazione prevista previa presentazione di ulteriore pratica edilizia. Trattandosi di un edificio che è sicuramente una testimonianza storica ma che non è classificato o vincolato come bene culturale dalle norme nazionali e locali, può essere soggetto a ristrutturazione edilizia nei termini di legge ossia, ai sensi del punto f) dell'Allegato della L.R. 31/2002, anche tramite demolizione e successiva fedele ricostruzione.
Inoltre devo precisarLe che la disciplina della denuncia di inizio attività non prevede un'approvazione da parte dell'amministrazione comunale bensì si attua, ai sensi degli Artt. 10 e 11della L.R. 31/2002, con il silenzio-assenso a seguito del solo controllo della completezza della documentazione presentata e dell'accertamento che la tipologia di intervento rientri nei casi assoggettati a D.I.A.
E' bene precisare anche che la Commissione Edilizia è un organo non più esistente in quanto sostituito, ai sensi dell'Art. 3 della L.R. 31/2002, dalla Commissione per la Qualità Architettonica e il Paesaggio che svolge funzioni diverse in quanto, come recepito dall'Art. 42 comma 1 del vigente Regolamento Edilizio sovracomunale dell'Area Bazzanese, esprime pareri solo nel caso di interventi edilizi situati nelle zone e ambiti di tutela ambientale e paesaggistica, derivante da disposizioni statali, regionali o urbanistiche, e negli edifici a qualsiasi titolo vincolati, pertanto la D.I.A. in questione non è soggetta al parere della Commissione Q.A.P.
 
Oltre alle precisazioni sopra riportate Le comunico infine che stiamo attuando gli accertamenti necessari alla verifica della regolarità delle opere in corso di realizzazione.

Restando a disposizione per ogni ulteriore chiarimento porgo distinti saluti.
Arch. Stefano Bartolini
Resp. del procedimento Edilizia Privata
Comune di Savigno
 
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Infine la mia controrisposta:

Prendo atto di quanto mi dice, ma la cosa a mio parere non cambia molto:

A) il risultato sarà una delle due ipotesi che avevo espresso:   "forse una falsa (e farsa) ricostruzione di quello che è stato distrutto
".
Io ritengo ancora, come tantissimi anni fa durante i miei studi di architettura, che la traccia del tempo è parte integrante di una opera: ricostruire qualcosa ormai distrutto,   stravolge sempre inevitabilmente completamente  il senso  del tutto.  In certi casi, quando si fa  opera  di archeologia ,  può essere necessario ricostruire parti mancanti, ma queste devono essere immediatamente ed istintivamente individuabili. ma ripeto in tal caso è un atto archeologico e storiografico.
E' chiaro che quello che ne verrà fuori da questa ricostruzione sarà un  surrogato misto.

Il chè conduce al punto

B) Non ho fatto riferimernto a questioni di legge o meno, ho fatto riferimento alla sensibilità artistica e architettonica che una amministrazione dovrebbe avere verso il proprio patrimonio storico e artistico. Non mi interessa sapere in base a quali leggi è stato possibile, sottolineo solo questa mancanza di sensibilità che ha lasciato che  il fabbricato si degradasse a tal  punto da essere distrutto, perchè ripeto quello che verrò rifatto sarà comunque un falso, una ricostuzione non può essere 'fedele ma solo una patacca fatta  secondo l'idea che ne ha avuto chi ricostruisce ( immagini ad esempio se L'ultima cena di Leonardo per restaurarla fosse stata sbriciolata e qualcuno più o meno a memoria avesse  ridipinto la scena, magari reinglobando un po'  di briciole!).  E  le tante ricostruzioni che si vedono in giro possono dare l'idea dei risultati che ci dobbiamo aspettare. Meglio la distruzione completa, almeno non genera problemi allo stomaco.
  Io credo che se si fosse intervenuto prima, si sarebbero potute adottare tecniche conservative (e sono convinto sarebbero state possibili anche fino a questo momento), e questo mi sembra dovrebbe essere proprio il compito della  'Commissione per la Qualità Architettonica e il Paesaggio', o almeno dal  nome sembrerebbe.
Naturalmente, il problema non è stato improvviso, la mia foto è di qualche anno fa, prima che fossero aggiunti gazebo, box per auto, insegne ed altre amenità, e già i segnali si vedevano.

C) che poi sia 'sicuramente una testimonianza storica ma che non è classificato o vincolato come bene culturale dalle norme nazionali e locali' è proprio una lampante dimostrazione della mancanza di sensibilità di una amministrazione che avrebbe potuto inglobare il fabbricato tra i beni da tutelare. Certo, se si vuole avere una qualche considerazione della propria storia naturalmente. O questa amministrazione ritiene che si debba aspettare per fare queste cose che siano dichiarati prima 'Beni dell'umanità' dall'UNESCO?

Sono molto spiacente, ma i vostri argomenti non sono forti come richiestovi

Saluti


Mauro Minnella


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Foto di altri esempi di architettura rustica

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Ultima modifica 24 febbraio 2014
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